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Mi sono innamorata di Camelia Bakery senza compromessi, improvvisamente, direi quasi cadendo come Alice in questo meraviglioso mondo di tazzine che sembrano ricamate e piattini troppo belli per essere dei piattini. Camelia è stata la meta di tutte le mie merende settimanali, l’argomento di tutte le mie guide turistiche di Treviso per gli amici, la pasticceria di fiducia per compleanni, lauree, battesimi. E POI SONO DIVENTATA CELIACA. O meglio, ho scoperto di esserlo. E quello che era il più bel sogno è diventato un’immensa frustrazione. Non aspettatevi granché: tristi biscottini con farina di riso - che si, sono già qualcosa - affatto paragonabili ai cupcakes variopinti o ai tiramisù grandi quanto la mia faccia. Anche per le torte, niente. Insomma, una magra, magrissima consolazione, che però potrebbe facilmente essere raggirata, dal momento che la linea della pasticceria punta all’inclusione, al “vegan” e a queste politiche super elettrizzanti. Specialmente perché… un buon dolce può bilanciare efficacemente il conto (troppo) salato!
Vicini e degni di nota
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